Emilio Mancini

Emilio Mancini storico, giornalista e scrittore empolese

Emilio e il Cigoli

Il Cigoli, La Deposizione, Palazzo Pitti

Emilio e il Cigoli

 

dall’Archivio Emilio Mancini, a cura di Andreina Mancini, Firenze

 


 

Dal Manoscritto del 1628 conservato al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe

annesso alla Galleria degli Uffizi di Firenze: Codice 2660 A, cc. I r. – 5 v.

 

Prima edizione: VITA DI LODOVICO CARDI CIGOLI 1559-1613,

con note di Guido Battelli e di Kurt Heinrich Busse, a cura del Comune della Città di San Miniato,

Tip. Barbera di Alfani e Venturi, Firenze, 1913.

 

 

 

 


Gli appunti

 

 

In tema di “feste grosse”

Dal Piccolo di Domenica 14 settembre 1924 n.17  (pag.3)

In tema di “feste grosse”

 

A colloquio con uno che ne ha viste quattro:

Paolo Fabiani

 

 

Sotto il titolo:

Mentre s’ inizia la tradizionale settimana delle feste venticinquennali del Crocifisso delle Grazie. A colloquio con uno che ne ha viste quattro, l’egregio concittadino Sig. Umberto Cecchi pubblicò nel Nuovo Giornale  del 23 agosto u.s. una piacevole intervista, che ci consente, ora, di riprodurre sulle nostre colonne, con l’aggiunta di qualche battuta, perdutasì nel testo primitivo per la fretta della trasmissione. Si tratta di una pagina di cronistoria empolese rivissuta con giovanile vivacità e piena di particolari interessanti e simpatici.

Empoli, 23 agosto

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Un neutralista ed un interventista d’ altri tempi

 

Un neutralista ed un interventista d’ altri tempi

 

di Emilio Mancini

da:
Il Marzocco, n. 10, 11 Marzo 1917
Firenze, Tipografia L. Franceschini

 

 

Quando il buon medico empolese, il dott. Ippolito Neri, stava narrando nei dodici canti della Presa di Samminiato le amene imprese de’ suoi facili eroi, la Toscana sonnecchiava sotto il governo di Cosimo III, il penultimo granduca mediceo che molto teneva al suo titolo di canonico di San Pietro, molto a vivere in pace con Dio, coi santi e con gli uomini. Continua a leggere

Vittorio Fabiani: Per Ippolito Neri

Ippolito Neri, dottore e poeta in Empoli

 

PER IPPOLITO NERI

di Vittorio Fabiani

 

da: Miscellanea Storica della Valdelsa

Anno XXV, fasc. 1,  15 maggio 1917

 

Il prof. EMILIO MANCINI in un suo articolo: Un neutralista ed un interventista d’ altri tempi, pubblicato su Il Marzocco dell’ 11 marzo 1917, discorrendo i briosi e piacevoli versi de La Presa di Samminiato, tratteggia il beato panciafichismo del poeta empolese Ippolito Neri, che, vissuto sotto il governo di Cosimo III (il penultimo Granduca mediceo, molto geloso del suo titolo di Canonico di S. Pietro e molto desideroso di vivere in pace con Dio, coi santi e cogli uomini), scioglieva inno tradizionale alle  « tre volte felice età dell’ oro…. perché non usava ancora in terra quel mestieraccio porco della guerra »: e di contro, come per antitesi,  traccia il profilo di un altro empolese, Vincenzo Salvagnoli, insigne giureconsulto, economista e statista, il quale «anzi credeva la guerra unica panacea per guarir l’Italia da’ molti suoi mali ed esaltava in prosa e in rima quel Bonaparte che della guerra fu maestro e donno  ed anche il nipote di lui che la guerra venne a portare fra noi ».

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Una lettera dell’Accademia di Scienze al Commissario del Comune di Empoli

 

Una lettera dell’Accademia di Scienze al Commissario del Comune di Empoli

Il Piccolo, 28 agosto 1921

 

Dobbiamo alla gentilezza del solerte segretario dell’Accademia di Scienze il testo preciso della lettera inviata al Commissario del Comune con alcune proposte alle quali diamo completa adesione:

 

 Ill.mo sig. cav. avv. Paolo Lega

 Commissario del Comune di Empoli

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Emilio Mancini: Farinata degli Uberti da Montaperti a Empoli

 

Farinata degli Uberti da Montaperti a Empoli

 

da: Il Piccolo 20 novembre 1921 numero 24

 

“O timonier d’Italia eterno, Dante…” ( G. Pascoli)

 

   La sera del 4 settembre 1260 l’esercito fiorentino che, forte di 30.000 fanti e 3000 cavalieri, sotto il comando del podestà Iacopino Rangoni aveva risalito la Valdelsa col proposito di schiacciare in Siena il ghibellinismo toscano, si sfasciava all’urto impetuoso della cavalleria di re Manfredi e dei fuoriusciti. Avevan reso fatale quella rotta memorabile l’inettitudine militare e la cieca baldanza dei capi fiorentini; forse, anche il tradimento. Continua a leggere

Empoli nella cerchia antica

 

EMILIO MANCINI

 

Il Piccolo 9 maggio 1920, n.14

Empoli nella cerchia antica

 

(Trascrizione da Il Piccolo di Andreina Mancini,  adattamento per il web di Paolo Pianigiani)

 

I

 

    E’ mio desiderio (ma non mi lusingo che sia di molti lettori) raccogliere in questa rubrica alcune notizie sulle vicende, alcuni dati racimolati qua e là, che, se tesoreggiati e collocati a posto dal futuro storico di Empoli, potrebbero nell’insieme costituire un modesto contributo alla storia della nostra terra. La brevità di questi fugaci appunti ne renderà forse tollerabile la forzata aridità; del resto leggere la storia non sempre è divertente neppure se si tratta di quella de’ nostri tempi… Continua a leggere

Il Bucchi su Empoli

Nell’ottavo centenario della fondazione di Empoli

Dal Piccolo, 21 dicembre 1919

 

Trascrizione di Andreina Mancini

 

    L’anno 1119 volgeva al tramonto e gli Empolesi, ai quali a cagione delle guerre era distrutto l’antico castello nel luogo appellato Empoli vecchio, da Emilia moglie del Conte Guido Guerra ottenevano col consenso del marito la facoltà di edificare il nuovo castello intorno alla non lontana pieve di Sant’Andrea. La formazione del nuovo paese ci testa, scrive il Cantù, « del come si formassero le borgate attorno alle chiese un bel documento. »

    L’istrumento di concessione siffatta, da me ritrovato, fu rogato in Pistoia dal Notaro Gualberto nel dicembre del 1119. Con esso si accordava a tutti gli abitanti dell’antico castello sparsi nei castelli, nei borghi e nelle ville di edificare presso alla pieve, ed a tale intendimento si elargiva loro un appezzamento di terreno per costruirvi l’abitazione. Inoltre si prometteva di difendere le case e qualora per un motivo od un altro forse accaduto che esse venissero abbattute, i coniugi che avevano fatto quella concessione, senz’altro le avrebbero riedificate. Il pievano poi era costituito custode e preposto del castello ed era vietato a chicchessia fabbricare nella terra e nel suo borgo chiese, abbazie, monasteri, conventi e somiglianti cose senza il consenso di lui.

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il Concorso per il Monumento ai Caduti sul Piccolo

La presentazione autografa di Marino Marini del suo Bozzetto – Fonte Archivio Storico di Empoli

Dal PICCOLO, 23 settembre 1923

 

Per il Monumento ai  caduti 

la destinazione della piazza e del concorso per il bozzetto

 

La trascrizione da Il Piccolo è di Andreina Mancini.

La foto del particolare della lettera di Marino Marini è di Maurizio Ceccherini

 

      Domenica 16 nel Palazzo Comunale si adunò il comitato per l’erigendo Monumento ai Caduti. presiedeva il sindaco Sig. Vitruvio Cinelli  ed erano presenti i signori Del Vivo avv. Gino, Montepagani Cav. Gino, Taddei Cav. Enrico, Banchini Giovanni, Bezzi Nino, Capaccini ten. Gino e Peruzzi Pietro. Assisteva il solerte segretario sig. Ivo Salvi.

     Il comitato deliberò unanimamente che il monumento debba sorgere nella piazza Vittorio Emanuele II, che il municipio sta appositamente sistemando. Continua a leggere

Ricordando Mario Bini, in arte: “Attico junior”

Giuliano Lastraioli

 

RICORDANDO MARIO BINI. . .

 

Estratto dal “Bullettino Storico Empolese”

XXII-XXIII N. 3-4-5-6 – 1978/1-2 – 1979/1-2

Empoli, 1982

 


Ospitiamo volentieri qui, sul sito dedicato a Emilio Mancini, un ricordo scritto da Giuliano Lastraioli del suo amico Mario Bini, che si firmava “Attico junior”, in onore di Emilio, che a sua volta nascondeva il nome sotto lo pseudonimo “Attico”.

Tre grandi empolesi di cui è sempre bello parlare

                                                                                                Paolo e Andreina


 

 

RICORDANDO MARIO BINI. . .

Fedele anche nella morte al suo stile schivo di qualsiasi « mondan romore », Mario Bini, creatore ed anima del « Bullettino Storico Empolese », ci lasciò silenziosamente, quasi in punta di piedi, nell’afoso pomeriggio del 13 giugno 1980, reclinando il capo improvvisamente nel pieno fervore dei suoi studi, ai quali ormai dedicava tutto il suo tempo con una intensità quasi presaga della incombenza del termine, ma anche con una vitalità sempre giovanile che ci consentiva di confidare ragionevolmente in ben più ampia mora di dilazione.

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