Forse che sì, forse che no

 

Dal Piccolo, Pagina azzurra, 6 marzo 1910

 

di Emilio Mancini (Pinguino)

 

In prima pagina una recensione sul romanzo di D’Annunzio, appena uscito.

 

 

Non so se le lettrici del Piccolo degnino gettare uno sguardo su questa rubrica, destinata ad essere come un sorriso benevolo tra i visi arcigni dei dotti e dei politici.

Forse che sì; e ne ho piacere, poiché nella solitudine del freddo studio, in cui trascorro la vita monotona, quando la mente esula dalle vecchie pagine ingiallite ed insegue radiose visioni, mi è caro pensare a graziosi volti intenti, a occhi luminosi, a chiome bionde qui spioventi, aurea pioggia, su queste righe frettolose e … freddolose …

Ma forse, atroce timore, qualche bocca, di sé facendo un picciol arco, tacitamente sbadiglierà? Forse che no, mi dice la Speranza; ma non è questa mia speranza un po’ troppo lusinghevole? Forse che sì.

Eppure cosa tanto dolce è la Speranza, che ad essa mi affido, come il buon Palinuro alla stella di Venere, quando gli appariva in mezzo alle altre stelle ed alla luna… Svanirà anch’essa, la Speranza? Forse che sì.

La pura sorella della Fede e della Carità, l’ultima dea ricinta di verde, che, dice Chateaubriand, mentre imperversa la bufera, egualmente dolce e sicura insegna il porto ai viaggiatori e ai passeggeri sconosciuti, si dileguerà anch’essa,come in questo mondo tutte le cose belle? Forse che sì, forse che no.

Già molte cose perdetti, fra cui l’occhio sinistro e la giovinezza e l’amore e le seducenti illusioni. Solo mi resta un pezzo di gamba in più, che non so se a qualcuno faccia comodo. Forse che no. E mi resta anche, cortesi lettrici, la speranza di non aver fatto perdere a voi la pazienza … Forse che sì, forse che no …

E di questo passo si potrebbe dimostrare come, a furia di forse che sì forse che no, ci sarebbe da scrivere anche … un romanzo!

 

Le scale di mezza Quaresima

 Questa usanza antichissima, le cui origini si perdono nella notte dei tempi (pare che le scale fossero un succedaneo o un surrogato alle primitive code naturali, che elegantemente prolungavano le spine dorsali dei nostri progenitori trogloditi), va ora come ogni cosa bella e mortale, scomparendo grado a grado, anzi, gradino a gradino dalla faccia della terra.

E’ il cammino ascensionale del progresso, che, pare, non ha bisogno di scale, e, se vuol volare, monta sul velivolo. Sicchè pochi furono i monelli che giovedì scorso, fattisi Scaligeri, erano una continua minaccia per i didietri delle nostre pacifiche massaie, che pur non si sentivano affatto inclinate all’aviazione.

Qualche spillo penetrato in cavità, qualche scappellotto ben assestato e subito scosso, dei vola vola, ecco ciò che nota il microscopio del cronista meticoloso. Poi…più nulla. Nell’alto regno delle scale, ormai non rimangono che la Scala di Giacobbe, la Scala Santa, la Scala… di Milano, la scala semicromata, senza contare le altrui scale, le quali è meglio non salire né scendere, essendo,  almeno secondo Dante, un troppo duro calle…

 

Le donne

 La tedesca inghiotte, l’inglese mastica, l’americana si nutrisce, la parigina morde, l’italiana assapora.

Una donna, il paradiso, due donne, il purgatorio, tre donne… l’inferno.

Avevo un amico, dei creditori e un’amante.

I creditori son venuti e la donna se n’è partita; quando l’amico ha veduto che la donna non c’era più, mi ha abbandonato!

 

Il pensiero

Quando io parlassi tutti i linguaggi degli uomini e degli angeli, e non avessi la carità, non sarei che un bronzo sonante. (S. Paolo)

 

Sciarada

E’ l’inter sotto il secondo

e il secondo sull’intero

e mai sopra questo mondo,

E’, stizzisciti, il primiero.

 

Per finire

Al Teatro Salvini, alzatosi il sipario al terzo atto dell’Adriana Lecouvreur, Gianni domanda all’amico Gigi:

  • E ora che succede?-

E Gigi, vedendo le poltroncine e i divani di due colori distribuiti su due file): Uh, giocheranno al palloncino, trenta i rossi e quindici i celesti!…

 

   Pinguino