Da: Il Piccolo, n. 48, Anno V, 27 Novembre 1910

 

 

Al cittadino Ypsilon

II vitanovino che ama presentarsi dietro le corna dell’ Y, come era facile prevedere, non potendo sfogarsi con un nostro lettore, che ha sdegnato di rispondere ad un dilettante in polemiche personali, riversa su di me la sua prosa biliosetta, raddolcita dal solito spirito… di barbabietole. Sarò breve, poiché ben poco della lunga prosa dedicatami mi riguarda o mi preme.

Assumendo la responsabilità di quanto è apparso sul Piccolo, non ho fatto altro che il mio dovere, e per questa colpa sarò sempre felice di ricevere rimproveri.

Il cittadino Ypsilon trova naturale la sua collaborazione nel foglio socialista. Ed anche io la trovo naturale; simili con simili… Egli dunque è collega di quel tal vitanovino che nel foglio stesso derideva i più nobili sentimenti di patria e prometteva solennemente di fuggire quando l’Austria avesse assalito l’Italia. Ma Ypsilon sogna le terre irredente…

E un Consani della V. N. prende parte ad un congresso, ove è fischiato un tale che osa accennare ed concetto di patria, si vota un ordine del giorno contro l’irredentismo, si applaudisce un oratore che ha deplorato l’affetto di Salvatore Barzilai per la sua Trieste, si scagliano nauseanti parole contro tutto ciò che fu vanto e decoro della vera democrazia. In quel congresso stesso lo stesso Consani chiama il partito repubblicano uno dei peggiori partiti borghesi (cfr. Fieramosca, 21 sett.).

Ma Ypsilon è repubblicano…. e si unisce a quella che il Mirabelli ha chiamato socialistaglia luzzattiana, e va a braccetto con coloro che hanno chiamato il suo partito più forcaiolo della monarchia. Ma Ypsilon è democratico. Povero Y! Capisco: tu non ti occupi di politica (se tu ti provassi, saresti cestinato); tu ti addenti ai polpacci di questo o di quello degli avversarii, oppure scrivi delle amenità per far ridere la democrazia…. Certi lussi, ormai passati nelle corti, se li gode ora il popolo sovrano, che si annoierebbe troppo a legger sempre di leghe, di scioperi e di miserie. La pagina allegra ci vuole, ed ecco qua un borghese qualunque, un repubblicano che si presta a divertire le masse…. E tu ci riesci a meraviglia, facendo dimenticare al popolo l’austerità di Giuseppe Mazzini col grasso riso di Paul de Kock…

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Quanto ai sogni ed alle simpatie attribuitemi, chi mi conosce e mi ha sempre conosciuto ne deve aver sorriso assai. Son sempre stato un liberale sincero e mi trovo al mio posto nella redazione del Piccolo, che è sempre stato l’organo del partito costituzionale della nostra regione. In ogni numero di questo giornale si trova esaltato il sentimento dì patria, si innalzano parole di ammirazione per tutte le glorie e le memorie più pure dell’ italianità. E il sogno di un’Italia grande, civile, forte dell’operosità dei suoi figli è stato sempre il mio sogno, unico che la mia modesta e semplice vita, passata nel sacrificio e nel lavoro, abbia sempre vagheggiato con fede ardente. E dovevo pensare anche al mio avvenire, poiché la sorte non mi concesse di godere beatamente i frutti degli aviti sudori,   (e.m.)