Emilio Mancini storico, giornalista e scrittore empolese

Autore: Paolo (Pagina 2 di 7)

Storico locale, giornaliste e scrittore

Monsignor Bucchi, il Podestà Vitruvio e il Millanta

Monsignor Bucchi, il Podestà Vitruvio e il Millanta

Caro Paolo,
nel numero 9/1927 del Piccolo c’è questo articolo: L’autografo de “La presa di Samminiato” d’Ippolito Neri donato da Mons. Cav. Dott. Gennaro Bucchi alla Biblioteca di Empoli – di Tullio Mazzantini (professore di lettere, figlio di Cesira sorella di Emilio). Fra l’altro è riportata la lettera di ringraziamento del podestà Cinelli a Mons. Bucchi.

Andreina

 

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Il Capitan Cantini della Valle di Monterappoli

IL CAPITAN CANTINI

DELLA VALLE DI MONTERAPPOLI 1

 

di Vittorio Fabiani

 

da: Miscellanea Storia della Valdelsa, n. 58, 1912

 

Trascrizione di Andreina Mancini e adattamento per il web di Paolo Pianigiani

 

Nel nome di una trinità poetica, Francesco Redi, Ippolito Neri e Giovan Santi Saccenti, noi ci disponiamo a salire il colle di Monterappoli: nel nome del Redi glorificatore dei suoi vigneti, nel nome del Neri glorificatore del suo eroe, nel nome del Saccenti glorificatore della illustre discendenza dell’ eroe.

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I francesi a Empoli e la canzone del cucù

VARIETA’

 

I francesi a Empoli e la canzone del cucù

(1799)

di Corrado Masi

da: Miscellanea Storica della Valdelsa , n.  140 – 141,  Anno 1940

 

 

Il Lazzeri, che nella sua Storia di Empoli, si intrattiene assai diffusamente sui riflessi empolesi dei tempestosi avvenimenti di quel 1799 che vide declinare, sulle rive dell’Adda e della Trebbia, le fortune francesi in Italia, le quali, come è universalmente risaputo, non si riebbero che con la portentosa  seconda « campagna d’Italia », chiusasi il 14 giugno 1800 sui campi di Marengo, dove i 26.550 fanti, i 2.760 cavalieri e i 618 artiglieri di Bonaparte, con 38 pezzi,  disfecero –  dopo una lotta epica –  i 28.000 fanti e i 9.000 cavalieri di Melas, appoggiati da 115 cannoni. Continua a leggere

Ricordo del prof. dott. Emilio Mancini

Ricordo del prof. dott. Emilio Mancini

di Carlo Talei – Franzesi

 

da: Miscellanea Storica della Valdelsa,  n. 153, pp. 8-9, 1948

 

Un altro gravissimo lutto ha colpito la Società Storica della Valdelsa ed il suo organo ufficiale, la nostra  « Miscellanea », con la dolorosa perdita, avvenuta in Lucca il 6 ottobre del 1947, del Direttore della Rivista sino dal 1920, il Comm. Prof. Emilio Mancini.

Tutti noi ricordiamo, né facilmente dimenticheremo, l’uomo, l’amico, lo studioso insigne, l’educatore.

Nato in Empoli nel 1883, dopo avere superato  brillantemente l’esame di laurea in belle lettere, fu nominato Direttore della Scuola Tecnica di San Miniato, indi passò nelle scuole Magistrali prima come professore di lettere, di poi come Preside e destinato ad Aosta dove lo raggiunse la promozione a Provveditore agli Studi.

Da Aosta passò a Novara e di qui, come era suo grande desiderio, poté finalmente tornare in Toscana ed ebbe il Provveditorato agli Studi di Lucca.

In soli cinque mesi di attività il Nostro era riuscito a cattivarsi anche colà la simpatia e la stima di tutti per il suo tatto squisito, per la sua bontà e cultura, per la sua fine signorilità e per le sue veramente belle doti della mente e del cuore.

Molti   suoi lavori pubblicati su riviste letterarie, ma specialmente  nella nostra « Miscellanea » che egli con la massima diligenza e con tanto amore e competenza curava e dirigeva, sono chiari e manifesti segni della sua competente attività artistica e culturale.

Pure alto riconoscimento dei suoi alti meriti di studioso furono le varie nomine che egli ebbe, in proseguo di tempo, in Accademie ed in Società letterarie.

Ricorderemo fra l’altro, per non citare che le maggiori, che egli fu membro dell’Accademia Empolese di Scienze e Lettere; idem dell’Accademia degli Euteleti di San Miniato; membro corrispondente della R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti « La Colombaria » di Firenze; accademico e corrispondente dell’Accademia dei « Sepolti » di Volterra; membro della R. Deputazione Toscana di Storia Patria; Socio dell’Accademia di S. Anselmo di Aosta.

Attendeva ora alla sua ultima fatica letteraria, la compilazione cioè di un volume su « Empoli di una volta ».

Dire ancora di lui che dedicò tutta la sua vita all’amore della famiglia, al bene della Patria, al rispetto di Dio, agli studi, alla scuola ed alla nostra « Miscellanea Storica » sarebbero parole superflue.

Il nostro dolore sia temperato dai suoi insegnamenti di vita, dal suo esempio, dall’alta e profonda eredità spirituale che egli ha a noi lasciata.

 


Emilio Mancini e la Madonna del Pozzo

Breve storia di quattro secoli

da:
Ave Regina, numero unico edito a cura del Comitato empolese costituitosi per festeggiare la solenne incoronazione della venerabile imagine della Madonna del Pozzo
Empoli,  26 Maggio 1929
Prezzo: L. 2

 

 

Dai primi decenni del Cinquecento ad oggi la soave immagine di Maria, spirante ingenua grazia dal povero tabernacolo fuori dell’antica Porta Fiorentina, ha veduto intorno a sé crescere il fervore e le cure degli empolesi.

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Vittorio Fabiani su Frate Sisto da Pisa

Fra Sisto da Pisa

 

RASSEGNA BIBLIOGRAFICA

da: Miscellanea Storica della Valdelsa,  Anno XXVIII (fasc. 1-2), n. 80 – 81, Anno 1920

Direttore Gennaro Bucchi

 

 

SISTO DA PISA dei Minori Cappuccini, Archivista Provinciale, Membro della nobile Accademia degli Euteleti in San Miniato, L’antico Santuario della Madonna del Pozzo in Empoli, Storia e documenti con 15 illustrazioni, Firenze, Stab. tip. Mealli e Stianti, 1920, pp. XII-204-LX.

 

Su queste pagine, che sotto il titolo L’antico Santuario della Madonna del Pozzo in Empoli ci presenta l’eruditissimo P. Sisto da Pisa, mette conto d’intrattenersi, non meno per desiderio d’apprendere cose nuove che per diletto. Il volume è ricco d’illustrazioni e si abbella d’una copertina in colori su disegno del prof. Lorenzo Guazzini: dove, con felice fantasia e con tocchi d’alata leggerezza, sono rappresentati – secondo la pia leggenda – l’incendio dell’Albergo della Cervia e la folla dei fedeli accorsi ad ammirare il portento del tabernacolo rimasto illeso tra le fiamme. Continua a leggere

Vittorio Fabiani: Vita e morte di un vecchio teatro di provincia

 

VITA E MORTE DI UN VECCHIO TEATRO DI PROVINCIA

di Vittorio Fabiani

 

Da: Miscellanea Storica della Valdelsa, n. 153, 1948

 

 

 

 

 La snella e bellissima Torre di Santo Stefano (alta 45 m. e 71 cm.), minata  in precedenza e fatta crollare dai tedeschi circa le ore 22 di martedì 24 luglio 1944, produsse, da un lato, la rovina dell’abside e di una parte della vecchia Chiesa agostiniana e frantumò, dall’altro, il Teatro « Salvini » con alcune delle cosiddette « stanze », dove un tempo si davano convegno gli Accademici che del Teatro avevano la proprietà.

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Un po’ campagnolo, un po’ marchese

Empoli e Cosimo Ridolfi

Dal Piccolo, 3 agosto 1924

 

Diamo, come promettemmo, il testo preciso del discorso pronunciato dal prof. dott. Emilio Mancini

nella sala dei Gelosi Impazienti per la circostanza della solenne premiazione alla Scuola dei Coloni.

 

Non una compassata biografia vengo oggi a tessere dinanzi a voi, egregi signori, non un elogio solenne imposto dalla fredda celebrazione di un rito commemorativo, bensì a suscitare ricordi grati e onorevoli quando Empoli nostra, dentro la cerchia delle sue mura ferrucciane stava in pace modesta e operosa; ad evocare un’alta e nobilissima figura che può ancora, con lo splendore dell’esempio, illuminare ai buoni ed ai volenterosi la via da percorrere nella travagliata società moderna. Continua a leggere

Vincenzo Salvagnoli e la sua Terra natale

Vincenzo Salvagnoli e la sua Terra natale

 

negli anni 1859-1860

 

di Emilio Mancini

 

da:

La Miscellanea Storica della Valdelsa, anno XXVI , (fasc. 2-3), n.  75-76, anno 1918

 

 

Nello stesso giorno in cui Vittorio Emanuele II rialzava la gloriosa bandiera prostrata a Novara e rinnovava la guerra all’Austria, in Firenze, auspici il Bartolommei, il Peruzzi, Giuseppe Dolfi, don Neri Corsini, in una mirabile comunanza d’ intenti, patrizi e popolani dirigevano quella pacifica rivoluzione, che doveva rendere alla gran madre Italia la gentile Toscana. Continua a leggere

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