Emilio Mancini storico, giornalista e scrittore empolese

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Un neutralista ed un interventista d’ altri tempi

 

Un neutralista ed un interventista d’ altri tempi

 

di Emilio Mancini

da:
Il Marzocco, n. 10, 11 Marzo 1917
Firenze, Tipografia L. Franceschini

 

 

Quando il buon medico empolese, il dott. Ippolito Neri, stava narrando nei dodici canti della Presa di Samminiato le amene imprese de’ suoi facili eroi, la Toscana sonnecchiava sotto il governo di Cosimo III, il penultimo granduca mediceo che molto teneva al suo titolo di canonico di San Pietro, molto a vivere in pace con Dio, coi santi e con gli uomini. Continua a leggere

Una lettera dell’Accademia di Scienze al Commissario del Comune di Empoli

 

Una lettera dell’Accademia di Scienze al Commissario del Comune di Empoli

Il Piccolo, 28 agosto 1921

 

Dobbiamo alla gentilezza del solerte segretario dell’Accademia di Scienze il testo preciso della lettera inviata al Commissario del Comune con alcune proposte alle quali diamo completa adesione:

 

 Ill.mo sig. cav. avv. Paolo Lega

 Commissario del Comune di Empoli

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Emilio Mancini: Farinata degli Uberti da Montaperti a Empoli

 

Farinata degli Uberti da Montaperti a Empoli

 

da: Il Piccolo 20 novembre 1921 numero 24

 

“O timonier d’Italia eterno, Dante…” ( G. Pascoli)

 

   La sera del 4 settembre 1260 l’esercito fiorentino che, forte di 30.000 fanti e 3000 cavalieri, sotto il comando del podestà Iacopino Rangoni aveva risalito la Valdelsa col proposito di schiacciare in Siena il ghibellinismo toscano, si sfasciava all’urto impetuoso della cavalleria di re Manfredi e dei fuoriusciti. Avevan reso fatale quella rotta memorabile l’inettitudine militare e la cieca baldanza dei capi fiorentini; forse, anche il tradimento. Continua a leggere

Empoli nella cerchia antica

 

EMILIO MANCINI

 

Il Piccolo 9 maggio 1920, n.14

Empoli nella cerchia antica

 

(Trascrizione da Il Piccolo di Andreina Mancini,  adattamento per il web di Paolo Pianigiani)

 

I

 

    E’ mio desiderio (ma non mi lusingo che sia di molti lettori) raccogliere in questa rubrica alcune notizie sulle vicende, alcuni dati racimolati qua e là, che, se tesoreggiati e collocati a posto dal futuro storico di Empoli, potrebbero nell’insieme costituire un modesto contributo alla storia della nostra terra. La brevità di questi fugaci appunti ne renderà forse tollerabile la forzata aridità; del resto leggere la storia non sempre è divertente neppure se si tratta di quella de’ nostri tempi… Continua a leggere

Il Bucchi su Empoli

Nell’ottavo centenario della fondazione di Empoli

Dal Piccolo, 21 dicembre 1919

 

Trascrizione di Andreina Mancini

 

    L’anno 1119 volgeva al tramonto e gli Empolesi, ai quali a cagione delle guerre era distrutto l’antico castello nel luogo appellato Empoli vecchio, da Emilia moglie del Conte Guido Guerra ottenevano col consenso del marito la facoltà di edificare il nuovo castello intorno alla non lontana pieve di Sant’Andrea. La formazione del nuovo paese ci testa, scrive il Cantù, « del come si formassero le borgate attorno alle chiese un bel documento. »

    L’istrumento di concessione siffatta, da me ritrovato, fu rogato in Pistoia dal Notaro Gualberto nel dicembre del 1119. Con esso si accordava a tutti gli abitanti dell’antico castello sparsi nei castelli, nei borghi e nelle ville di edificare presso alla pieve, ed a tale intendimento si elargiva loro un appezzamento di terreno per costruirvi l’abitazione. Inoltre si prometteva di difendere le case e qualora per un motivo od un altro forse accaduto che esse venissero abbattute, i coniugi che avevano fatto quella concessione, senz’altro le avrebbero riedificate. Il pievano poi era costituito custode e preposto del castello ed era vietato a chicchessia fabbricare nella terra e nel suo borgo chiese, abbazie, monasteri, conventi e somiglianti cose senza il consenso di lui.

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Ricordo del prof. dott. Emilio Mancini

Ricordo del prof. dott. Emilio Mancini

di Carlo Talei – Franzesi

 

da: Miscellanea Storica della Valdelsa,  n. 153, pp. 8-9, 1948

 

Un altro gravissimo lutto ha colpito la Società Storica della Valdelsa ed il suo organo ufficiale, la nostra  « Miscellanea », con la dolorosa perdita, avvenuta in Lucca il 6 ottobre del 1947, del Direttore della Rivista sino dal 1920, il Comm. Prof. Emilio Mancini.

Tutti noi ricordiamo, né facilmente dimenticheremo, l’uomo, l’amico, lo studioso insigne, l’educatore.

Nato in Empoli nel 1883, dopo avere superato  brillantemente l’esame di laurea in belle lettere, fu nominato Direttore della Scuola Tecnica di San Miniato, indi passò nelle scuole Magistrali prima come professore di lettere, di poi come Preside e destinato ad Aosta dove lo raggiunse la promozione a Provveditore agli Studi.

Da Aosta passò a Novara e di qui, come era suo grande desiderio, poté finalmente tornare in Toscana ed ebbe il Provveditorato agli Studi di Lucca.

In soli cinque mesi di attività il Nostro era riuscito a cattivarsi anche colà la simpatia e la stima di tutti per il suo tatto squisito, per la sua bontà e cultura, per la sua fine signorilità e per le sue veramente belle doti della mente e del cuore.

Molti   suoi lavori pubblicati su riviste letterarie, ma specialmente  nella nostra « Miscellanea » che egli con la massima diligenza e con tanto amore e competenza curava e dirigeva, sono chiari e manifesti segni della sua competente attività artistica e culturale.

Pure alto riconoscimento dei suoi alti meriti di studioso furono le varie nomine che egli ebbe, in proseguo di tempo, in Accademie ed in Società letterarie.

Ricorderemo fra l’altro, per non citare che le maggiori, che egli fu membro dell’Accademia Empolese di Scienze e Lettere; idem dell’Accademia degli Euteleti di San Miniato; membro corrispondente della R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti « La Colombaria » di Firenze; accademico e corrispondente dell’Accademia dei « Sepolti » di Volterra; membro della R. Deputazione Toscana di Storia Patria; Socio dell’Accademia di S. Anselmo di Aosta.

Attendeva ora alla sua ultima fatica letteraria, la compilazione cioè di un volume su « Empoli di una volta ».

Dire ancora di lui che dedicò tutta la sua vita all’amore della famiglia, al bene della Patria, al rispetto di Dio, agli studi, alla scuola ed alla nostra « Miscellanea Storica » sarebbero parole superflue.

Il nostro dolore sia temperato dai suoi insegnamenti di vita, dal suo esempio, dall’alta e profonda eredità spirituale che egli ha a noi lasciata.

 


Emilio Mancini e la Madonna del Pozzo

Breve storia di quattro secoli

da:
Ave Regina, numero unico edito a cura del Comitato empolese costituitosi per festeggiare la solenne incoronazione della venerabile imagine della Madonna del Pozzo
Empoli,  26 Maggio 1929
Prezzo: L. 2

 

 

Dai primi decenni del Cinquecento ad oggi la soave immagine di Maria, spirante ingenua grazia dal povero tabernacolo fuori dell’antica Porta Fiorentina, ha veduto intorno a sé crescere il fervore e le cure degli empolesi.

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Vittorio Fabiani su Frate Sisto da Pisa

Fra Sisto da Pisa

 

RASSEGNA BIBLIOGRAFICA

da: Miscellanea Storica della Valdelsa,  Anno XXVIII (fasc. 1-2), n. 80 – 81, Anno 1920

Direttore Gennaro Bucchi

 

 

SISTO DA PISA dei Minori Cappuccini, Archivista Provinciale, Membro della nobile Accademia degli Euteleti in San Miniato, L’antico Santuario della Madonna del Pozzo in Empoli, Storia e documenti con 15 illustrazioni, Firenze, Stab. tip. Mealli e Stianti, 1920, pp. XII-204-LX.

 

Su queste pagine, che sotto il titolo L’antico Santuario della Madonna del Pozzo in Empoli ci presenta l’eruditissimo P. Sisto da Pisa, mette conto d’intrattenersi, non meno per desiderio d’apprendere cose nuove che per diletto. Il volume è ricco d’illustrazioni e si abbella d’una copertina in colori su disegno del prof. Lorenzo Guazzini: dove, con felice fantasia e con tocchi d’alata leggerezza, sono rappresentati – secondo la pia leggenda – l’incendio dell’Albergo della Cervia e la folla dei fedeli accorsi ad ammirare il portento del tabernacolo rimasto illeso tra le fiamme. Continua a leggere

Vittorio Fabiani: Vita e morte di un vecchio teatro di provincia

 

VITA E MORTE DI UN VECCHIO TEATRO DI PROVINCIA

di Vittorio Fabiani

 

Da: Miscellanea Storica della Valdelsa, n. 153, 1948

 

 

 

 

 La snella e bellissima Torre di Santo Stefano (alta 45 m. e 71 cm.), minata  in precedenza e fatta crollare dai tedeschi circa le ore 22 di martedì 24 luglio 1944, produsse, da un lato, la rovina dell’abside e di una parte della vecchia Chiesa agostiniana e frantumò, dall’altro, il Teatro « Salvini » con alcune delle cosiddette « stanze », dove un tempo si davano convegno gli Accademici che del Teatro avevano la proprietà.

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